I CAPELLI
19.03.2014 12:07
I capelli
Per prima cosa, è necessario ricordare che la vita del capello è caratterizzata da un ciclo in cui si riconoscono varie fasi: un periodo di normale crescita attiva (anagen), della durata di circa 3-7 anni, una fase di arresto della crescita (catagen, che si protrae per 2 settimane), una fase di riposo (telogen) della durata di circa 3 mesi seguita da una fase di caduta (exogen). I cicli di crescita dei capelli non sono sincroni; in condizioni normali il cuoio capelluto contiene circa 100.000 capelli, di cui più del 90% in fase di crescita attiva, saldamente ancorati al tessuto sottocutaneo e difficili da strappare.
Con il passare del tempo anche i capelli subiscono, come la pelle di cui fanno parte, mutamenti fisiologici ed estetici inevitabili. Si assiste ad una progressiva riduzione del numero dei capelli, legato al naturale processo di invecchiamento cutaneo: questo fenomeno inizia generalmente intorno all'età di 35 anni e procede con tempi e gradi diversi da persona a persona. Microscopicamente è caratterizzato da alterazioni del ciclo di crescita dei follicoli: si assiste ad un progressivo accorciamento della fase anagen (di crescita attiva) con allungamento dell’intervallo tra la caduta del capello e l'inizio della fase anagen successiva. Queste alterazioni follicolari danno luogo ad un assottigliamento e diradamento della capigliatura, che avviene in maniera progressiva e uniforme su tutto il cuoio capelluto. Oltre all'invecchiamento biologico e al photoaging, i capelli subiscono l'aggressione di fattori esterni (dalle tinture agli stress termici e meccanici, dovuti all'uso di phon, piastre e spazzole) che a tutte le altre parti del corpo vengono risparmiate. Nella donna i cambiamenti ormonali tipici della menopausa influiscono moltissimo anche sulla capigliatura: la riduzione degli estrogeni, che si verifica intorno ai 40-45 anni, rende i capelli più sottili, diradati, con una caduta spesso prematura, senza che possano raggiungere una lunghezza soddisfacente. Infine i capelli riflettono lo stato emotivo del soggetto, e risentono dei dolori, dei lutti, delle frustrazioni, delle tensioni, dello stato di stress, insomma di qualunque squilibrio psicologico. A seconda dell’entità e della durata di questo i capelli andranno incontro ad una caduta violenta e massiva (un telogen effluvio o un’alopecia areata) o più sfumata nel tempo (defluvio cronico).
Ma quali sono i segni della senescenza? Un capello invecchiato è fragile, poroso, sfibrato, secco soprattutto sulle punte, spento o comunque poco brillante, bianco. Tuttavia questi stessi segni possono presentarsi non solo a causa dell’età: infatti indipendentemente dal tempo e dall’impatto ormonale esistono altri fattori, solitamente temporanei, che possono portare ad un invecchiamento dei capelli alterandone il ciclo biologico e la rigenerazione delle cellule a livello del cuoio capelluto.
Tra questi segnaliamo: una scorretta alimentazione o uno stile di vita disordinato, uno stress psico-fisico, l’uso di farmaci contenenti principi attivi che possono interferire con il ciclo dei capelli o causarne ipopigmentazione. Inoltre, man mano che il capello si allunga, aumentano le possibili aggressioni esterne: smog, trattamenti chimici, asciugature con phon, energici colpi di spazzola. Tutte queste cause possono provocare un degradamento dei capelli.
È necessario ricordare che un capello “vergine” e ben curato, anche se vecchio d’età, può avere un aspetto più sano di un capello giovane ma sottoposto a molti trattamenti chimici e fisici.
In seguito a stress il follicolo pilifero subisce dei disordini biochimici, interferenze nei messaggi ormonali, formazione di radicali liberi che sono la conseguenza di questi danni metabolici più o meno transitori.
Come abbiamo imparato i radicali liberi possono ossidare grassi, proteine, DNA, danneggiando la struttura cellulare. I cheratinociti deputati alla produzione della cheratina e alla formazione del fusto del capello sono in costante attività di replicazione cellulare e possono risentire pesantemente dello stress ossidativo da radicali liberi. Questi danneggiano gli enzimi e le molecole del bulbo pilifero, scatenando una reazione a catena che negli anni provoca un accelerato invecchiamento della struttura del capello. Anche il catagen, che è la fase forse più delicata del ciclo del capello, viene alterato e risulta imperfetto. Le cellule germinative della matrice sono costrette ad anticipare la loro morte ed entrano in apoptosi (morte cellulare programmata).
Comunque, al di là di tutte queste considerazioni, nella mentalità comune l’invecchiamento dei capelli si identifica con la canizie, cioè con il loro imbiancamento. La comparsa dei capelli bianchi è un fenomeno fisiologico dovuto ad una riduzione della funzione dei melanociti legata al passare del tempo; l'età media della comparsa dei primi capelli bianchi è di 35 anni, partendo dalle tempie verso il vertice. Un gruppo di ricercatori francesi ha eseguito uno studio dal quale risulta che all’età di 50 anni la percentuale di capelli bianchi è compresa fra il 6 e il 23%. Per canizie precoce s'intende la comparsa attorno ai 20 anni dei primi capelli bianchi e ha una trasmissione ereditaria; può essere anche un segnale di malattie autoimmunitarie (ad esempio la vitiligine) o accompagnarsi a patologie come l'alopecia areata.
Il colore dei capelli è determinato dalla melanina, un pigmento prodotto da cellule specifiche chiamate melanociti situate all'apice della papilla dermica.
L'intera gamma dei colori dei capelli deriva da due tipi di melanina: le eumelanine, che danno capelli marroni o neri, e le feumelanine che danno capelli rossi (rutilismo).
Una varietà di fattori genetici, metabolici, nutrizionali e disturbi acquisiti esitano in cambiamenti di colore dei capelli. Quando il difetto sottostante può essere corretto, il colore dei capelli di solito ritorna alla normalità. Mentre la melanina prodotta dai melanociti epidermici protegge la cute umana dalle radiazioni ultraviolette nocive, il valore biologico della pigmentazione dei capelli è meno chiaro. Oltre a ruoli importanti nella comunicazione sociale e sessuale, un potenziale beneficio della pigmentazione dei capelli nell'uomo può essere la rapida escrezione dal corpo di metalli pesanti, sostanze chimiche, tossine attraverso il loro legame selettivo con la melanina.
I sistemi melanogenici del follicolo pilifero e dell’epidermide sono sostanzialmente diversi. Mentre la produzione di melanina nell’epidermide è continua, come del resto è continuo il rinnovamento dei cheratinociti, nel follicolo la melanogenesi è legata strettamente al ciclo di crescita dei capelli. Abbiamo un periodo di proliferazione di melanociti (durante le prime fasi anagen), la loro maturazione (da metà a fine anagen) e infine la morte per apoptosi (durante le prime fasi catagen ). Così, ogni ciclo dei capelli è associato con la ricostruzione di un'unità pilifera, follicolare e pigmentaria, che procede inalterata almeno per i primi 10 cicli circa, cioè fino ai 40 anni di età. Successivamente compaiono i capelli bianchi, suggerendo un esaurimento geneticamente regolato, correlato all'età, del potenziale pigmentario di ogni singolo follicolo pilifero. L’invecchiamento dei melanociti può essere associato con un danno al DNA nucleare e mitocondriale mediato dalle specie reattive dell'ossigeno (radicali liberi) con conseguente accumulo di mutazioni con l'età; lo stress ossidativo è generato da una moltitudine di sfide ambientali ed endogene come radiazioni, infiammazione, o stress psico-emotivo. Lo stress ossidativo porta ad apoptosi selettiva e alla diminuzione delle cellule staminali dei melanociti, riducendo il ripopolamento dei follicoli in anagen di nuova formazione. Oltre alla produzione dei radicali liberi, si può ipotizzare il deterioramento dei meccanismi antiossidanti o uno squilibrio fra i fattori che regolano l’apoptosi all'interno delle cellule. Mentre la percezione di "capelli grigi " deriva in gran parte dalla mescolanza di peli pigmentati e bianchi, è importante notare che talora singoli follicoli piliferi possono esporre diluizione di pigmento o vero ingrigimento . Questa diluizione è dovuta ad una riduzione dell'attività della tirosinasi bulbare nei melanociti, ad interazioni sub-ottimali fra melanociti e cheratinociti corticali, e alla migrazione difettosa dei melanociti da un serbatoio della guaina esterna della radice superiore al microambiente vicino alla papilla dermica del bulbo pilifero.
La canizie precoce è una causa importante di bassa autostima, spesso interferisce con la relazione sociale e pertanto deve essere studiata e compresa.
L’incanutimento dei capelli è generalmente progressivo e permanente; nonostante la vasta ricerca molecolare in corso per comprendere la patogenesi della canizie, non vi sono trattamenti efficaci. Tuttavia ci sono segnalazioni occasionali di ripigmentazione di capelli bianchi spontaneamente o in seguito a processi infiammatori e dopo l'uso di farmaci; questi eventi hanno suggerito la possibilità di reclutamento di melanociti dalla guaina esterna al bulbo pilifero indotto da citochine e hanno riacceso la speranza di trovare un farmaco efficace per il trattamento della canizie precoce. Alcuni studi hanno valutato l'associazione di canizie con osteopenia e malattie cardiovascolari ma i risultati sono stati discordi.
Passiamo ora in rassegna alcune considerazioni sui capelli bianchi.
I capelli non pigmentati sono più spessi dei capelli scuri. Il tasso di crescita dei capelli bianchi è anche significativamente superiore a quello dei capelli pigmentati. Tuttavia, il meccanismo alla base di questo fenomeno è in gran parte sconosciuto.
Sembra che vi sia una correlazione fra fumo e capelli: risale al 1996 il primo studio secondo il quale i fumatori di sesso maschile avevano unapercentuale di alopecia maggiore dei non fumatori, mentre per le donne tale differenza era troppo piccola per avere valore scientifico, ma comunque era a sfavore delle fumatrici.
Più evidente è invece la connessione fra fumo di sigaretta e canizie precoce: sembra che i capelli bianchi insorgano prima dei 30 anni di età soprattutto se il soggetto è un fumatore, con una frequenza 2 volte e mezzo superiore rispetto ai non fumatori. In che modo le sigarette influirebbero negativamente sulla salute dei capelli? I meccanismi ipotizzati sono molteplici e comprendono un danno alla microcircolazione della papilla dermica, l’insulto al DNA del follicolo, lo sbilanciamento dell’equilibrio fra sintesi e degradazione delle proteine del capello, l’ossidazione di strutture follicolari con conseguente insorgenza di processi infiammatori e fibrotici del bulbo. Infine si avrebbe la riduzione dell’effetto (protettivo) degli estrogeni, che determinerebbe un aumento relativo di quello (sfavorevole) del testosterone.
Come prevenire l’invecchiamento dei capelli?
Anzitutto occorre fare attenzione a come li trattiamo e curiamo.
- Il primo, indispensabile trattamento anti-età, è lo shampoo: deve essere scelto sulla base delle esigenze del capello e dosato in modo ottimale. Non deve contenere laurilsolfati bensì deve essere formulato con tensioattivi più delicati, come i sarcosinati o i sulfosuccinati. Si devono utilizzare prodotti anti-età per rinforzare, ricostruire, reidratare il capello restituendogli volume e lucentezza.
- Le colorazioni “fai da te” sono da evitare: un'applicazione errata può rovinare il capello.
- Il phon deve essere utilizzato con il diffusore, scegliendo temperature non troppo elevate. Devono essere evitate piastre e ferri arricciacapelli.
- Utili le maschere nutrienti e/o a base di collagene da applicare una volta al mese.
-Uno stile di vita sano è indispensabile per tutelare la salute e la bellezza dei capelli: anzitutto occorre eliminare il fumo e limitare alcolici e caffè.
-È fondamentale una dieta corretta. Una alimentazione equilibrata deve favorire i cosiddetti cibi anti-età: verdura, frutta, cereali integrali, pesce azzurro, semi di lino, di zucca e di girasole, germogli di soia, di rabarbaro, cipolla bianca e rossa.
Un elevato consumo di frutta e verdura migliora infatti la salute dei nostri capelli. Alcuni studi effettuati in Asia hanno dimostrato che una dieta di tipo occidentale ricca di grassi di origine animale, povera di frutta, verdura e pesce è correlata con un peggioramento della calvizie. Il mangiare frutta e verdura permette all’organismo di introdurre le vitamine e gli oligoelementi fondamentali per il funzionamento del follicolo pilifero e per il suo metabolismo. Nei paesi occidentali le carenze vitaminiche sono dovute a uno stile di vita non corretto in cui si consumano durante la giornata cibi troppo raffinati e poveri delle vitamine più importanti. Anche la moda delle diete dimagranti provoca carenze di vitamine e di oligoelementi fondamentali per la salute del capello. Le vitamine del gruppo B insieme alla vitamina C sono le vitamine dei capelli per antonomasia.
Tutte le vitamine del gruppo B agiscono in sinergia tra loro per mantenere in equilibrio il metabolismo del follicolo pilifero e devono essere introdotte nel nostro organismo costantemente in quanto vengono scarsamente prodotte e immagazzinate dalle nostre cellule. Oltretutto il fumo di sigaretta, l’abuso di cibi raffinati, l’assunzione eccessiva di alcol, caffè, farmaci, disattivano la loro preziosa azione. La vitamina B1 o Tiamina è un indispensabile cofattore enzimatico che presiede all’utilizzo del glucosio, il carburante che permette al capello di crescere sano e forte. Favorisce anche i processi digestivi e rende efficienti i muscoli, il cuore e il sistema nervoso.
La vitamina B2 o riboflavina interviene nei processi metabolici e nella produzione di energia sotto forma di ATP, una delle più importanti molecole energetiche del nostro organismo. I cheratinociti del capello sono le cellule “operaie” in continua e incessante produzione di cheratina e qualsiasi fenomeno in grado di ritardare il loro funzionamento provoca alterazioni cutanee e del cuoio capelluto. Una carenza di Riboflavina provoca infatti dermatite seborroica e secchezza della cute.
La vitamina PP o B3 o Niacina è una delle vitamine più importanti per la salute dei capelli in quanto è il principale cofattore enzimatico nei processi di ossidoriduzione ed è indispensabile per la sintesi e la degradazione di molte sostanze del nostro organismo, tra cui gli ormoni sessuali (testosterone, diidrotestosterone, estradiolo ecc), l’insulina e il cortisolo. La sua carenza, soprattutto agli inizi del 900 nei paesi in cui c’era scarso apporto proteico, provocava la pellagra o sindrome delle tre D: dermatite, disturbi digestivi, demenza.
La vitamina B5 o acido pantotenico è sempre stata considerata la vitamina anticaduta e anti incanutimento e qualsiasi lozione la annoverava tra i suoi componenti, anche per il suo forte potere idratante e emolliente. L’acido pantotenico è essenziale per il metabolismo degli acidi grassi, delle proteine e degli zuccheri. Permette un costante rinnovamento cellulare, migliorando le condizioni dei capelli. Contribuisce anche a rendere efficienti le ghiandole surrenali mantenendo in equilibrio la produzione di due ormoni importanti anche per i capelli e lo stress: adrenalina e cortisolo. Gli abusi di caffè, alcool e fumo provocano carenze e i segnali più evidenti sono disturbi digestivi, caduta dei capelli, ipoglicemia.
La vitamina B6 contribuisce a mantenere integri e sani i capelli in quanto favorisce l’assimilazione e l’utilizzo degli acidi grassi e delle proteine. Interviene nella conversione degli aminoacidi solforati costituenti la cheratina dei capelli ed è anche un inibitore della 5alfa-reduttasi contrastando la formazione del DHT. I principali sintomi della sua carenza sono caduta dei capelli, dermatiti, stanchezza e nervosismo.
La Vitamina H o biotina è utile per la salute dei capelli poiché contrasta e previene la dermatite seborroica, ottimizza il metabolismo lipidico e delle proteine ed è coinvolta nella sintesi della vitamina C. L’alcool, il caffè, gli antibiotici e soprattutto il consumo eccessivo di albume d’uovo la disattivano provocando dermatite seborroica e secchezza cutanea. Il fabbisogno giornaliero è di circa 20 mg/die.
L’acido folico è coinvolto nella sintesi degli aminoacidi e degli acidi nucleici (DNA e RNA) e quindi fondamentale per la salute dei capelli in quanto mantiene costante la produzione della cheratina dei capelli. La carenza cronica di questa vitamina provoca telogen effluvium e alterazioni della pelle e si può verificare durante la gravidanza, a seguito dell’assunzione eccessiva di alcool oppure durante una dieta dimagrante squilibrata nei principi nutritivi fondamentali.
Anche un adeguato apporto proteico è necessario per avere dei bei capelli. Bradfield ha dimostrato, su volontari sani sottoposti a dieta aproteica, che il diametro del bulbo dei capelli si riduce notevolmente dopo soli 11 giorni con marcata riduzione del pigmento melanico verso il 14° giorno, seguita da atrofia e successivamente perdita delle guaine interna ed esterna del pelo. È importante notare che le alterazioni del bulbo e poi dello stelo del capello si verificano quando ancora non sono evidenti segni ematici di carenza, quasi che l'organismo, finalisticamente, risparmiasse le proteine per le funzioni essenziali togliendole a tutte quelle sintesi di cui può fare a meno. Dopo una dieta aproteica una modesta trazione sul capello provoca la rottura intrafollicolare del fusto, che dimostra così una netta riduzione della sua resistenza alla trazione e della sua tipica elasticità. In tutti i casi, aggiungendo proteine alla dieta, le alterazioni sono rapidamente reversibili. Distinguiamo una carenza proteica acuta ed una carenza proteica cronica.
Nella carenza proteica acuta (Kwashiorkor) la percentuale dei capelli in anagen (cioè nella fase di crescita attiva che normalmente comprende circa l’80% di tutta la capigliatura) scende al 26-30%. All'esame microscopico i capelli mostrano severi segni di atrofia evidenziati dalla riduzione del diametro dei bulbi, uguale ad 1/3 del normale (circa 25 micron invece di 80) con presenza di una tipica "strozzatura centrale" a clessidra, dalla perdita della guaina interna ed esterna, dalla marcata riduzione del pigmento.
Inoltre la quantità di tessuto pilare prodotta giornalmente risulta ridotta a circa 1/10 e la velocità di crescita in lunghezza ad 1/4 del normale.
Nella carenza proteica cronica (marasma) l'organismo tenta di adattarsi alla situazione di malnutrizione conservando le proteine per le funzioni essenziali alla sopravvivenza e le alterazioni sul capello sono ancora più drammatiche.
In uno studio di Bradfield in bambini affetti da malnutrizione proteica cronica, troviamo che solo l’1% dei capelli era in anagen e appariva completamente privo della guaina esterna ed interna. Il colore era nettamente alterato, rossiccio, il diametro ridotto a meno di 30 micron (i valori normali sono di 65/78 micron). La velocità di crescita risultava ridotta ad 1/10 di centimetro al mese (normalmente è di circa 1 centimetro) e la crescita stessa, discontinua, dava al capello un aspetto a tipo moniletrix (cioè simile ad una collana di perle). La resistenza alla trazione era estremamente scarsa ed i capelli si rompevano con grande facilità. L’aspetto generale era quindi quello che si riscontra nella aplasia moniliforme o nella tricorressi nodosa congenita. Sempre da Bradfield sono stati osservati sperimentalmente mutamenti nel diametro del pelo in animali nella cui dieta erano contenuti tutti i fattori nutrienti conosciuti ad eccezione delle proteine: il ritmo di crescita del pelo era ritardato, la resistenza alla rottura dei peli era significativamente più bassa anche a parità di diametro, che del resto era quasi sempre ridotto. Tutte queste alterazioni erano reversibili reintroducendo le proteine nella alimentazione.
Le recentissime scoperte sull’incanutimento hanno portato alla ribalta una pianta, la Pueraria Lobata (nota come Kudzu) per i suoi effetti sulla formazione dell’enzima catalasi. Secondo alcuni studi questo sarebbe importantissimo per scongiurare l’ossidazione dei melanociti da parte dell’H2O2 (perossido di idrogeno), allontanando in tal modo la depigmentazione dei capelli. Quindi, può essere considerato come un possibile trattamento per la prevenzione di capelli grigi.
Questa pianta originaria del Giappone viene utilizzata in medicina orientale da 2500 anni. Questa leguminosa rampicante e infestante ha dei principi attivi capaci di contrastare la dipendenza da alcool e da cocaina. L'estratto della pianta, l'inibitore della aldeide-deidrogenasi-2 (ALDH2), è infatti in grado di agire sui meccanismi chimici che regolano il desiderio della sostanza stupefacente, interferendo sul rapporto tra l'ormone dopamina e i centri del piacere del cervello. Le radici e i fiori sono stati usati per combattere emicrania e ipertensione. Infine la pueraria contiene isoflavoni e ha una funzione estrogenizzante.